COMUNITÀ ENERGETICHE E AUTOCONSUMATORI COLLETTIVI
Oggi anche in Italia è possibile autoconsumare in maniera collettiva l’energia rinnovabile prodotta da uno o più impianti. Vediamo cosa significa e perché è un traguardo importante!
L’autoconsumo è il meccanismo attraverso il quale un cittadino proprietario di un impianto di produzione di energia, consuma direttamente l’energia da questo prodotto. E’ un meccanismo fisico reale, che dipende dalla vicinanza dell’impianto di produzione e del luogo di consumo: infatti l’energia elettrica prodotta deve essere consumata, o immagazzinata, nel momento stesso in cui è prodotta. Se ciò non avviene, la quota di energia di questo impianto (ad esempio fotovoltaico) viene immessa nella rete elettrica di distribuzione e non rimane nella disponibilità del “cittadino produttore”, bensì utilizzata da altri utenti della rete. Per questa cessione il “cittadino produttore” ottiene dei benefici economici (incentivi o “Scambio Sul Posto”).
L’AUTOCONSUMO: INDIVIDUALE O COLLETTIVO?
In Italia, fino a poco tempo fa, l’autoconsumo si fondava su due principi base:
- che la produzione e il consumo dovessero essere nello stesso sito
- che in un sistema di autoconsumo non vi potessero essere più di un consumatore e di un produttore (Delibera 578/2013 di Arera).
Se è vero che l’autoconsumatore ha dei ritorni economici grazie all’esenzione dagli oneri di sistema, è pur vero che questa configurazione riduce l’efficienza generale del sistema. L’energia rinnovabile non autoconsumata ed immessa in rete è infatti comunque soggetta alle perdite di rete (circa il 10% dell’energia trasportata).
Il passaggio a forme di “autoconsumo collettivo” consente di ridurre tali perdite, aumentando il consumo di energia elettrica rinnovabile nonché l’efficienza e la stabilità del sistema.
Per stimolare lo sviluppo di questi progetti è stato definito un sistema di incentivazione specifico. Prevedendo la remunerazione dell’energia prodotta all’interno di queste configurazioni e condivisa tra i loro membri, viene premiato in particolare l’autoconsumo “istantaneo”, anche grazie al ricorso a sistemi di accumulo.
Grazie all’art. 42-bis del Decreto Milleproroghe approvato a febbraio 2020, si è reso possibile creare forme di autoconsumo collettivo, inquadrabili in due grandi configurazioni sperimentali:
- autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente (es. edifici multi utenti quali i condomini)
- comunità energetiche rinnovabili.
Queste due possibilità erano state previste nella Direttiva Europea Rinnovabili RED II (direttiva 2018/2001), recepita nell’ordinamento italiano con il D.Lgs. 199 dell’8 novembre 2021 – Attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Al momento tuttavia sono ancora in corso di definizione da parte di ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente) i provvedimenti necessari a garantire l’attuazione delle disposizioni del decreto stesso.
Esploriamo più in dettaglio queste configurazioni.
AUTOCONSUMATORI DI ENERGIA RINNOVABILE CHE AGISCONO COLLETTIVAMENTE
Questa forma di autoconsumo fa riferimento all’Articolo 21 della Direttiva 2018/2001. Questi autoconsumatori sono nuclei famigliari o soggetti giuridici che non hanno come attività commerciale principale la produzione e/o la distribuzione di energia elettrica.
Devono inoltre trovarsi nello stesso edificio o condominio e hanno la possibilità di costituirsi come Comunità di Energia Rinnovabile.
CER – COMUNITÀ DI ENERGIA RINNOVABILE
L’Articolo 22 della Direttiva 2018/2001 ha indicato nella Comunità di Energia Rinnovabile uno strumento agevolato per aumentare e rendere più efficienti le installazioni di impianti a fonte rinnovabile.
Possono far parte di una CER persone fisiche e famiglie (anche a basso reddito o vulnerabili), piccole e medie imprese, enti territoriali o autorità locali, comprese le amministrazioni comunali. Alle persone giuridiche (es. imprese) la partecipazione è consentita ammesso che questa non diventi l’attività commerciale e/o industriale principale.
Le Comunità di Energia Rinnovabile sono entità giuridiche che dovranno costituirsi proprio per la realizzazione delle Comunità. Tali nuovi soggetti giuridici sono tenuti a rispettare alcune condizioni:
- gli impianti di produzione di energia dovranno essere alimentati a fonti rinnovabili nel rispetto di determinati limiti di potenza installata;
- tali impianti dovranno essere di nuova realizzazione, cioè dovranno entrare in esercizio dopo l’entrata in vigore del Decreto Milleproroghe;
- l’energia prodotta è condivisa per l’autoconsumo, che può avvenire anche con l’utilizzo di sistemi di accumulo;
- per la condivisione dell’energia prodotta la Comunità utilizza la rete di distribuzione esistente, pertanto non è necessaria la realizzazione di reti di distribuzione dedicate.
PRINCIPI DELLE COMUNITÀ ENERGETICHE RINNOVABILI
L’obiettivo principale dell’autoconsumo collettivo non è creare profitti finanziari per i partecipanti. Lo scopo è piuttosto quello di fornire benefici ambientali, economici o sociali a livello di comunità o a livello di territorio. In quest’ottica, i principi su cui si basano le CER sono:
- la condivisione fra i membri della comunità dell’energia prodotta e consumata “istantaneamente” (nell’arco della stessa ora);
- la vicinanza fra produzione e consumo come principio di carattere sostanziale;
- le comunità dovrebbero essere uno strumento aperto cui possano aderire tutti i cittadini, gli enti locali e le piccole medie imprese del territorio;
- i membri della comunità locale devono mantenere i propri diritti come consumatori individuali e quindi la propria bolletta e la possibilità di scegliere il proprio fornitore di energia;
- le CER non devono agire in condizioni di privilegio rispetto agli altri operatori, devono pagare solo gli oneri che risultano pertinenti, tenendo in considerazione una analisi dei costi e dei benefici sociali ed ambientali che possono dare.
La partecipazione ad una forma di autoconsumo collettivo non esclude la necessità di acquistare energia elettrica dal mercato: soprattutto se l’energia elettrica è prodotta da fonte solare, è molto probabile che avremo ancora bisogno di un fornitore di energia elettrica. Sarà infatti necessario a coprire i fabbisogni nei giorni di brutto tempo, di notte o in tutti quei momenti in cui l’energia prodotta non è sufficiente per tutti gli autoconsumatori. La scelta del fornitore di energia elettrica resta in capo al singolo consumatore, in totale indipendenza ed autonomia rispetto alla Comunità.
BENEFICI E PROSPETTIVE
Attualmente è ancora in corso la prima fase sperimentale e transitoria, che durerà, come detto, fino all’emanazione dei provvedimenti attuativi. Stanno nascendo su tutto il territorio nazionale numerosi progetti di realizzazione di nuovi impianti eolici, solari, idroelettrici, da biomasse da far confluire in queste configurazioni. Ciò contribuirà a far conoscere ai cittadini la convenienza delle fonti rinnovabili sia dal profilo ambientale che economico, particolarmente evidente in relazione all’attuale crisi energetica. Nei fatti si auspica il superamento della diffidenza verso la transizione ecologica/energetica: dall’effetto Nimby (Not in my backyard – Non nel mio giardino) ad un crescente consenso allo sviluppo di tali sistemi.
I benefici potenziali legati all’incremento della quota di energia autoconsumata sono infatti molteplici:
- incrementare l’energia autoconsumata localmente riduce gli scambi con la rete elettrica, preservandone l’equilibrio e limitando fortemente le perdite di rete;
- allo scopo di massimizzare gli autoconsumi si potranno integrare utilmente sistemi di accumulo e di ricarica per la mobilità elettrica, entrambi in progressiva espansione. Analogamente sarà possibile produrre e scambiare localmente l’energia in eccesso tra condòmini, imprese, edifici pubblici e attività commerciali, …
- L’ARERA dovrà chiarire gli aspetti tecnici delle forme di autoconsumo collettivo, comprese le modalità di partecipazione delle Pubbliche Amministrazioni. Fattore di particolare rilevanza per attuare progetti locali nei Comuni aderenti al Patto dei Sindaci per l’Energia ed il Clima, come quello di Salsomaggiore.